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( 2019 )
Nel solco del lungo, frastagliato e variegato processo di emancipazione degli ebrei in Europa, culminato in Italia con la Breccia di Porta Pia nel 1870, i Luzzatto del Friuli – fra cui spiccano anche figure di donne sensibili, forti e coraggiose – diedero un poliedrico, fervente e originale apporto alla costruzione e alla crescita dei luoghi in cui vissero (Udine in primis, ma non solo, oltrepassando in taluni casi i confini della nostra regione): dalle attività commerciali e produttive alle libere professioni, dagli ambiti dell’informazione a quelli intellettuali e accademici, dalle lotte sui campi di battaglia (risorgimentali o della Grande Guerra) ai dibattiti politici, filosofici e scientifici, dall’impegno amministrativo a quello nelle associazioni civili e culturali, per non parlare del contributo nei settori dell’economia, dell’assistenza, dell’istruzione, della beneficienza… Ma, sia chiaro, non si tratta di un quadro puramente celebrativo. Infatti, quel che lo storico deve fare in primo luogo è ricostruire, nei limiti delle fonti, realtà, mentalità e aspirazioni che oggi in tutto o in parte non sono più attuali: non per giustificare né per condannare (anche se una valutazione può essere talora opportuna o doverosa) bensì per provare a capire e spiegare il mondo di chi ci ha preceduto. E, di conseguenza, anche il nostro mondo.
( 2019 )
Nel solco del lungo, frastagliato e variegato processo di emancipazione degli ebrei in Europa, culminato in Italia con la Breccia di Porta Pia nel 1870, i Luzzatto del Friuli – fra cui spiccano anche figure di donne sensibili, forti e coraggiose – diedero un poliedrico, fervente e originale apporto alla costruzione e alla crescita dei luoghi in cui vissero (Udine in primis, ma non solo, oltrepassando in taluni casi i confini della nostra regione): dalle attività commerciali e produttive alle libere professioni, dagli ambiti dell’informazione a quelli intellettuali e accademici, dalle lotte sui campi di battaglia (risorgimentali o della Grande Guerra) ai dibattiti politici, filosofici e scientifici, dall’impegno amministrativo a quello nelle associazioni civili e culturali, per non parlare del contributo nei settori dell’economia, dell’assistenza, dell’istruzione, della beneficienza… Ma, sia chiaro, non si tratta di un quadro puramente celebrativo. Infatti, quel che lo storico deve fare in primo luogo è ricostruire, nei limiti delle fonti, realtà, mentalità e aspirazioni che oggi in tutto o in parte non sono più attuali: non per giustificare né per condannare (anche se una valutazione può essere talora opportuna o doverosa) bensì per provare a capire e spiegare il mondo di chi ci ha preceduto. E, di conseguenza, anche il nostro mondo.