Il pregiudizio cancellato dall’incontro fra le persone
30
LUGLIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
La vicenda della contrastata nomina del medico Ettore Sachs a San Daniele Ostacolato dalla frangia estrema del mondo cattolico, stimato dalla gente
di VALERIO MARCHI
Nei primi due articoli dedicati agli ebrei friulani colpiti dalle leggi razziali fasciste e dalle persecuzioni, abbiamo ricordato Elio Morpurgo e la sua famiglia e l’ingegner Roberto Gentilli. Un’altra figura rappresentativa è Ettore Sachs, nativo di Gonars.
«Consiglio assassino! Consiglieri assassini!»: iniziava così una protesta firmata da «molti concittadini» e diffusa a San Daniele del Friuli l’11 luglio 1896, con cartelli affissi ai muri e un corteo che, dopo la messa, manifestò davanti al municipio «lo sdegno della coscienza pubblica».
Tre giorni prima, l’Amministrazione locale aveva scelto un nuovo medico-chirurgo condotto: Ettore Sachs, nativo di Gonars, dove era molto stimato e dove, fra l’altro, dal 2008 gli è intitolata una strada.
La nomina del 1896, però, mobilitò cittadini, sacerdoti, giornalisti, esponenti politici e forze dell’ordine… Perché?
Per le frange intransigenti del mondo cattolico – che auspicavano il ritorno tanto al dominio spirituale e temporale della Chiesa, quanto alle limitazioni giuridiche a danno degli ebrei – il Risorgimento e l’emancipazione ebraica erano nate da un complotto di anticlericali, massoni e giudei. E già nel 1889 il quotidiano della Curia udinese, ritenendo assurda la nomina a sindaco di Udine dell’ebreo Elio Morpurgo, lo aveva invitato a dimettersi subito… Cosa che, ovviamente, egli non fece.
Anche il Sachs era ebreo, sposato con un’ebrea di San Daniele. E la stampa cattolica, di fronte a quello che riteneva un ulteriore oltraggio, biasimò la scelta di quei «consiglieri, se non cattolici almeno cristiani battezzati».
Si scriveva: «È ebreo e noi cristiani lo vogliamo cristiano», perché un medico ebreo (questo era l’insensato allarme lanciato) avrebbe potuto attentare alla vita fisica e spirituale dei cattolici. La stampa liberale, all’opposto, denunciò il rischio di «ripristinare la mala pianta dell’antisemitismo». Ma come finì la vicenda? Bene e male…
Bene perché Ettore Sachs ottenne rapidamente la stima e l’affetto della popolazione di San Daniele e dintorni, dimostrando grande professionalità e umanità. Al punto che nacque il detto «Diu in cîl, Sachs in tiere» («Dio in cielo, Sachs in terra»): il medico ebreo, dunque, dopo quel difficile avvio fu considerato un aiuto dal Cielo, a riprova del fatto che strumentalizzazioni propagandistiche e pregiudizi possono (non sempre capita, però) essere smentiti dall’incontro fra le persone.
Male perché, purtroppo, nel 1903 Sachs morì di tifo a soli 37 anni; ma anche perché la «mala pianta dell’antisemitismo», sebbene con modalità e proporzioni al tempo insospettate, attecchì poi paurosamente. Casi come questo – a cavallo tra Otto e Novecento furono numerosi – indicano che l’antisemitismo nazifascista dei decenni seguenti, pur di natura ben diversa e spietata, trovò un terreno non privo di metodi e stereotipi e antiebraici.