«Spielberg girerà il mio Prigioniero del Papa Re»
29
MAGGIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
Parla lo storico americano che è in Friuli. «Gerusalemme capitale è un disastro per due popoli»
di VALERIO MARCHI e MARCO ORIOLES
Centosessant’anni fa scoppiò il caso Mortara, uno scandalo che coinvolse il Vaticano. David Kerzer che sarà oggi a Udine al convegno in sala Aiace ricostruì la vicenda nel 1996 con il libro “Prigioniero del Papa Re”, da cui Steven Spielberg ha tratto spunto per un film al quale ha iniziato a lavorare.
Il suo libro ha sollevato l’attenzione di un grande regista e sta per essere trasposto sul grande schermo.
«Sí. Spielberg lesse il mio libro mentre lavorava al suo “Lincoln” assieme al drammaturgo Tony Kushner. Mi disse che voleva farne un film e ne affidò la sceneggiatura allo stesso Kushner, che ha fatto un lavoro straordinario. Fra gli attori ci sono Mark Rylance per il ruolo di Pio IX e Oscar Isaac per quello del padre di Edgardo Mortara, il bambino che fu sequestrato nel 1858 a Bologna dalla polizia pontificia, affermando che era stato battezzato all’insaputa dei genitori, e fu poi cresciuto come cattolico. Nonostante migliaia di provini, Spielberg non ha ancora trovato il bambino ideale per la parte di Edgardo, ma speriamo che lo trovi presto».
Un altro suo libro, “I Papi contro gli ebrei”, ha il sottotitolo “Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno”. Quale ruolo?
«Il rapporto “Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah” (1998), della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, con prefazione di Giovanni Paolo II, sostiene che la Chiesa cattolica ha sempre stigmatizzato gli ebrei solo religiosamente e che la Shoah è nata da un antisemitismo “moderno” al quale essa si ritiene estranea. Tuttavia, chi come me ha indagato su questo argomento, utilizzando anche gli archivi vaticani, sa che il Vaticano e la Chiesa hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo dell’antisemitismo e nella demonizzazione degli ebrei, usando argomenti non solo religiosi, ma anche economici, sociali, politici e, talvolta, razziali».
Con “ll patto col diavolo. Mussolini e Papa Pio XI” lei ha ricevuto nel 2015 il premio Pulitzer per le Biografie. Quale fu la responsabilità di Pio XI?
«Mussolini e Pio XI volevano sfruttarsi a vicenda. Il duce era disposto a dare grandi vantaggi alla Chiesa per averne il sostegno, mentre il Papa comunicava costantemente a Mussolini le sue richieste: fermare il proselitismo dei protestanti, censurare libri e spettacoli, licenziare ex-preti che insegnavano nelle scuole pubbliche, e così via.
Nel suo ultimo anno (1938-39) Pio XI, assai deluso per l’alleanza di Mussolini con Hitler, cercò di criticare il duce; tuttavia, i prelati vicini al Papa – compreso Eugenio Pacelli, segretario di Stato e futuro Pio XII – non volendo guastare l’alleanza fra Vaticano e regime, fecero tutto il possibile per ostacolare Pio XI».
Secondo lei l’Italia di oggi manifesta segnali di antisemitismo?
«I sopravvissuti italiani della Shoah raccontano le loro esperienze orribili nelle scuole italiane, ma vi sono studenti che, anziché confrontarsi con la storia del massacro degli ebrei, e soprattutto con le grandi responsabilità degli italiani, usano la situazione israeliana per demonizzare di nuovo gli ebrei italiani ed europei. Ciò è triste e preoccupante».
Che legami ci sono tra l’antisemitismo di matrice europea e quello nutrito da certe sezioni del mondo islamico?
«Nelle zone europee con grandi concentrazioni di immigrati islamici, Francia in primis, gli ebrei non si sentono al sicuro. Inoltre, i temi più classici dell’antisemitismo europeo – compreso il tema dell’“omicidio rituale”, di cui tratto a Udine – vengono oggi utilizzati da fonti islamiche, come si può constatare su internet».
Gerusalemme capitale d’Israele: riconoscimento dovuto o mossa avventata di Trump?
«Trump è un egoista, ignorante, narcisista e corrotto. Muovendo l’ambasciata americana a Gerusalemme, ha voluto soddisfare più che altro la base cristiano-evangelica che lo sostiene.
Considerando il contesto, ha dato purtroppo un contributo all’opposizione in Israele contro una soluzione di due Stati al problema palestinese. È un disastro sia per i palestinesi che per Israele».