La stampa udinese contro Martin Lutero e tutti i suoi seguaci
3
GENNAIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
I riformatori messi alla gogna a cavallo fra Otto e Novecento Il socialista “Lavoratore friulano” affossò la Chiesa di Roma
di VALERIO MARCHI
Lutero e gli altri riformatori? Ributtanti e tirannici corruttori, negatori di ogni principio cristiano, padri dell’«inaudito porcile protestantico». È questo il trattamento che la stampa cattolica udinese riserva loro a cavallo fra Otto e Novecento. Tutti i seguaci della Riforma, poi, vengono dipinti come «seguaci di Giuda», «figli delle tenebre» che allungano i loro «viscidi tentacoli», «ciarlatani girovaghi venditori di Bibbie» e di «pubblicazioni diaboliche», «miserabili ministri di falsità» e «successori degli eretici di tutti i tempi».
Ma negli stessi decenni, sull’altra sponda, i giornali udinesi liberali (Giornale di Udine, Il Giovane Friuli, La Patria del Friuli, Il Friuli, Il Paese e altri: tutti più o meno anticlericali, in linea con il clima politico dell’epoca) non sono da meno.
I papi e i clericali? Non vogliono che il popolo capisca il Vangelo e, a causa del loro amore per il potere temporale, trasformano il cristianesimo in una “religione” di odio e di guerra: per questo motivo il «partito clericale» degli «spettri neri» viene additato come «negazione della civiltà e della Provvidenza». Bisogna dunque tenersi alla larga dai tanti preti ipocriti, «macellai dei popoli» che calpestano il Vangelo pur di «mettersi a far bassi servigi ai prepotenti»: simili, in fondo, a quei farisei che Cristo definiva «razza di vipere».
Come se non bastasse, poi, a inizio Novecento sorge un battagliero giornale socialista che conduce un’aspra polemica contro la Chiesa di Roma e la Curia udinese: è il Lavoratore Friulano, che adotta il motto «Gesù Cristo è il più grande avversario dei preti» e pubblica a puntate il Vangelo, contrapponendo i principi genuini del cristianesimo a quelli cattolici.
I giornali cattolici (Il Cittadino Italiano prima, Il Crociato poi) accusano allora le testate antagoniste di essere covi di protestanti, ebrei, massoni e liberi pensatori, e dichiarano: «La storia della propaganda protestante in Italia è intimamente collegata alla storia rivoluzionaria in Italia». Tra Cinque e Seicento la repressione antiprotestante era riuscita a tacitare, anche in Friuli come altrove, l’eco della predicazione luterana; ma poi, tra Sette e Ottocento, con l’influsso delle idee illuministe e con l’epopea risorgimentale, il protestantesimo ha avuto una nuova, grande opportunità di penetrazione: e ciò – si afferma – altro non è che l’esito di un grande complotto anti-cattolico.
Nell’ottica cattolica sono stati dunque i riformatori a dare il via, con il principio del libero esame delle Sacre Scritture, a una sorta di “genealogia degli errori moderni”: ribellione luterana, rivoluzione francese, liberalismo e socialismo, che si riassumono infine nella storia stessa del laicismo. Una catena del Male che ha provocato un vero e proprio scontro di civiltà, come afferma a chiare lettere, già a fine Ottocento, il quotidiano cattolico Il Cittadino Italiano(precursore del Crociato): «Due civiltà si disputano il campo e la vita: la civiltà cristiana e quella neo-pagana». Il Regno d’Italia viene ritenuto figlio della rivolta di «un manipolo di agitatori» infarciti di «aberrazione filosofiche», che hanno osato insediare a Roma il Parlamento di un’«Italia disonesta e spavalda», opposta all’Italia «vera, morale ed assennata»: quella cattolica.
Ma gli scontri non si limitano alle parole: si verificano infatti denunce e processi, proteste rivolte al Prefetto, conferenze polemiche da ambo le parti e mancate concessioni di sale per incontri pubblici, piccoli roghi di pubblicazioni protestanti, atti vandalici contro la sede evangelica udinese, celebrazioni pubbliche per casi di conversione dal protestantesimo al cattolicesimo o viceversa. E persino richieste di non affiancare, in cimitero, le salme dei protestanti a quelle dei cattolici.