L’energia della donna nei secoli forza seducente che mette paura
6
NOVEMBRE
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Al Teatro Nuovo secondo appuntamento con L’Arte nella Storia dell’editore Laterza Muzzarelli e il Medioevo: il protagonismo femminile era apprezzato, ma controllato
di VALERIO MARCHI
«Buongiorno, seguitemi, venite con me nella Cappella Sistina…»: così, con questo suadente invito (niente a che fare, sia chiaro, con la tentazione nell’Eden) Maria Giuseppina Muzzarelli ha preso per mano il pubblico del Giovanni da Udine, guidandolo con una lezione-viaggio sull’iconografia e sul ruolo femminile nel Medioevo.
Il punto di partenza è stata la Cappella Sistina: in questa sorta di concentrato di talenti assoluti Michelangelo, fra il 1508 e il 1512, dipinse la volta, compreso il particolare da cui ha preso le mosse la conversazione di ieri su Adamo, Eva e la ”Serpenta”. Nella celeberrima rappresentazione della Creazione offerta da Michelangelo, il dito di Dio sfiora quello dell’uomo, animandolo. In quella del peccato originale, invece, c’è un intenso gioco di sguardi fra Eva e la Serpenta (il tentatore ha chiare fattezze femminili), con un tocco di mani molto diverso: è come un “artigliamento”, una cattura della mano da parte di Eva, e le conseguenze le conosciamo… Ma c’è anche una sorta di circolarità: il braccio della Serpenta, Eva e il braccio di Adamo (“asinazzo” che non resiste, scrisse Bernardino da Siena) chiudono una sorta di circolo vizioso del peccato. L’immagine ha peraltro alle spalle una lunga linea interpretativa, che veicola un’immagine femminile intrisa di messaggi di pericolo. La prima rappresentazione di Serpenta sinora trovata risale al 1181.
Scorrono numerose le immagini di secoli precedenti a quello di Michelangelo, che ritraggono scene simili in luoghi diversi d’Europa con i loro giochi di sguardi, il passaggio di frutti, i circoli non certo virtuosi, il ruolo principale della donna-serpe e di Eva… Così, a esempio, troviamo una Serpenta con cuffietta, soggolo e collaretta, secondo la moda duecentesca: può rappresentare l’epoca in cui nasce la moda, ci si veste per distinguere i generi, si produce, si commercia, ci si arricchisce con la moda, si comunica la posizione sociale e si esprime la vanità attraverso quelli che oggi chiameremmo i “consumi”… Una donna-serpe vestita alla moda, insomma, per istruire, per mettere in guardia, ricordando sempre la debolezza e la vanità femminile.C’è dunque come un allarme, un timore. Laddove si avvia a mettere in campo forze ed energie, la donna viene tendenzialmente marginalizzata e fa paura. Il protagonismo femminile, che all’epoca non manca e che può anche essere apprezzato, pare nondimeno esigere, al tempo stesso, un’opera di contenimento: le donne vanno custodite, limitate nella loro socievolezza, nel cibo, nella vita di tutti i giorni, e devono dimostrare di sapersi controllare, limitare…
Troviamo, ancora, salteri destinati ai laici, strumenti del processo educativo per imparare il latino, costruire frasi, apprendere contenuti, costruire una cultura al cui interno il peccato è rappresentato da una donna cedevole, che si lascia tentare dal diavolo. Un diavolo che appare nelle fattezze di donna seduttiva, quasi a voler raddoppiare la pericolosità della donna. E poi codici miniati con meravigliose donne-serpente che intrecciano lo sguardo con “eve” di ineffabile bellezza, mentre Adamo è da un’altra parte, come se fosse un’altra storia…
Al termine della lezione (assai più ricca di quanto queste righe possano esprimere), la professoressa Muzzarelli ha riferito del pittore tedesco Max Klinger, il quale, nel 1898, per esprimere una visione inquietante del futuro, ha raffigurato Eva che si riflette in uno specchio tenuto in bocca dalla serpe tentatrice. Klinger, che non nutriva alcuna forma di ostilità verso le donne (anzi), conservava tuttavia una suggestione che ci lascia così, con un po’ di amaro in bocca.