La Grande Guerra di Adele Luzzatto un’eroina udinese
6
MAGGIO
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Ricorrerà domani il centenario della morte. Fu prosindaco Morì da crocerossina prestando le cure ai soldati feriti
di VALERIO MARCHI
Tra le famiglie friulane più ferventi nell’unificazione e nella formazione dello Stato italiano tra Otto e Novecento, quella ebraica dei Luzzatto è un esempio illustre.
Mario Luzzatto (di Gradisca d’Isonzo) e sua moglie Fanny (di Farra d’Isonzo), stabilitisi a Udine nel 1838, furono attivissimi patrioti, vicini a nomi assoluti del Risorgimento: Garibaldi, Mazzini, i Cairoli, i Mameli…
Ebbero figli alla loro altezza: Adolfo si distinse, fra le altre cose, nella fatidica battaglia di San Martino (1859); Riccardo, pluridecorato, partì con i Mille nel 1860, continuò a combattere con Garibaldi sino al 1866 e, dopo una brillante carriera giuridica e politica, andò volontario a settantatré anni alla Grande Guerra, partecipando alla presa di Gorizia; Attilio conseguì una larga fama soprattutto quale imprenditore di livello nazionale nell’editoria periodica; Arturo si affermò come animatore dell’industria siderurgica italiana e deputato.
Ma tra i figli di Mario e Fanny c’era anche una femmina: Adele, di cui ricorre il centenario della morte. Suo marito era Graziadio Luzzatto: originario di Gorizia, ma trasferitosi a Udine, negli anni del Risorgimento Graziadio ebbe contatti con autorità quali Cavour e Lajos Kossuth; poi, sino alla morte (1902), servì Udine fra imprenditoria, finanza e politica (fu anche prosindaco).
Le fonti riferiscono che Adele si dedicò «fino all’ultimo giorno della sua vita all’infanzia abbandonata, al soccorso dei poveri, all’assistenza dei soldati». Spirò, quasi settantanovenne, il 7 maggio 1917, stroncata da una faticosa giornata spesa tra malati e feriti del fronte.
La sua scomparsa fu pianta ricordandone non solo l’assidua attività «in ogni Comitato patriottico e società di beneficenza», ma anche le sue qualifiche di «socia e consigliera della Croce Rossa fin dalla fondazione nel 1887». L’allora sindaco di Udine Domenico Pecile le rese omaggio davanti al Consiglio comunale, che si alzò in piedi per onorare la «donna di alto sentire nel cui fervido cuore ardeva inestinguibile il culto per tutte le idealità della patria e della famiglia»: un «culto» che già negli anni giovanili l’aveva spinta a dare «prova del più coraggioso e nobile patriottismo».
Seguì le sue orme la figlia Fanny junior, infaticabile tanto quanto lei sia nelle istituzioni assistenziali e benefiche sia nella Croce Rossa, decorata nel 1916. I figli maschi di Graziadio e Adele, poi, furono personalità influenti anche oltre il Friuli: Ugo (imprenditore e politico, fu sindaco a Codroipo); Fabio (giurista, economista, militante antifascista) e Oscar (insigne medico e letterato).
Adele era affettuosamente nota a Udine come la «nonna» delle crocerossine, perché tutti l’avevano vista donarsi quotidianamente tanto nelle corsie degli ospedali, quanto nelle riunioni delle società filantropiche, cui anche in età avanzata partecipava «serena e sorridente, alacre e pietosa, come una giovinetta dall’anima ancora piena di luce e di calore». Concorse così all’affermazione della presenza femminile nel processo unitario e nella nuova Italia.
Un’altra testimonianza (del 1915) ci è giunta dallo scrittore-giornalista Massimo Bontempelli che, riferendo di Udine e dei suoi ospedali durante la guerra, annotò: «Non posso non ricordare una figura popolarissima qui in Udine: la signora Adele Luzzatto che, settantenne, presta servizio come dama della Croce Rossa per otto, nove, dieci ore al giorno, con un’alacrità e serenità che sono di sprone e di ammirazione per tutte le altre: quella stessa alacrità con cui curò i feriti del 1866».