«Il carteggio misterioso fra il Duce e Churchill»
2
APRILE
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Ipotesi di nascondigli friulani. Franzinelli: «Leggende»
di VALERIO MARCHI
Riaffiora ciclicamente il caso del presunto carteggio segreto fra Churchill e Mussolini: documenti che il Duce avrebbe conservato per comprovare – a suo dire – «la malafede inglese» e che valevano per l’Italia «più di una guerra vinta». Ma quelle carte sarebbero state fatte sparire dalle due borse che aveva con sé quando fu catturato (27 aprile 1945).
L’ultima ripresa è di pochi giorni fa. Roberto Festorazzi, sul Giornale, ha riesumato un articolo dell’Unità del 1949, compresa una coda della vicenda in Friuli: all’epoca, i servizi segreti inglesi avrebbero dissotterrato a Verzegnis una cassetta contenente sia preziosi (parte dell’“oro di Dongo”?) sia alcune misteriose carte…
Franzinelli, nelle sue ricerche lei ha comprovato l’infondatezza di certe notizie che di tanto in tanto ritornano. Come si spiega il fenomeno?
«Risiede soprattutto nella dietrologia, nella tendenza a scorgere complotti e poteri occulti. Ecco perché ho dedicato al tema delle produzioni di falsari (che spesso hanno tratto profitti dalla loro attività) ben tre libri: L’arma segreta del duce. La vera storia del Carteggio Churchill-Mussolini (Rizzoli), Bombardate Roma. Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana (Mondadori) e Autopsia di un falso. I Diari di Mussolini e la manipolazione della storia (Bollati Boringhieri)».
Già negli anni Quaranta si pubblicavano certi articoli, che toccavano anche il Friuli.
«Ce ne sono a decine che evocano scenari improbabili: storie inverosimili che, se avessero avuto fondamento, sarebbero state approfondite all’epoca. Ma nessuno le ha mai prese in considerazione. Circa il Friuli, di fantasie analoghe ce ne sono diverse altre ambientate altrove, ad esempio fra Brescia e Como. Sempre con lo stesso meccanismo: cassetta sparita nel lago o sepolta nel bosco, servizi segreti, ecc… Sono leggende metropolitane, scoop per attirare l’attenzione del pubblico».
Ma le borse di Mussolini che fine hanno fatto?
«Mi sono divertito a fare l’elenco di quante borse aveva e di dove sarebbe finito il carteggio con Churchill. Allora, a seconda delle versioni: a Ginevra, a Merano, nel lago di Como (o di Garda), in Friuli, negli Archivi Segreti Vaticani, nelle mani di De Gasperi, in Giappone… oppure lo stesso Mussolini avrebbe fatto un gentile dono a Churchill. Non dico altro».
E dunque?
«Le borse c’erano e c’erano dei fascicoli, un paio dei quali (fra cui quello con indagini sull’omosessualità di Umberto di Savoia) sono spariti. Gli altri sono stati consegnati all’Archivio Centrale dello Stato, dove sono consultabili. Dalle verifiche presso archivi italiani e del Regno Unito risulta un unico scambio epistolare autentico fra Churchill e Mussolini. Il resto è fantascienza».
Ma che logica c’è per i cultori del Carteggio?
«Da decenni circolano le stesse leggende autoalimentate con castelli di carte false, volte a smentire la storia della Seconda guerra mondiale. Si collocano in un’area ideologica postfascista: in pratica, di fronte al semplice fatto che Mussolini gettò l’Italia impreparata in un conflitto folle e rovinoso, si cerca di dimostrare che, invece, egli entrò in guerra spinto da Churchill, con il quale avrebbe stretto un patto segreto: i due, amici, avrebbero dovuto fingersi nemici. Così, chi alla fine si sarebbe trovato dalla parte dei vincitori avrebbe garantito all’altro condizioni di pace accettabili».
E poi?
«Poi Chuchill non avrebbe rispettato l’impegno, avrebbe fatto uccidere Mussolini e fatto sparire le carte compromettenti… Ma si tratta di una storia contro fattuale. Oggi sono di moda queste “fake news”, e quella in oggetto ne è una (in)degna antenata».