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( 2008 )
«Il serpente biblico»: un’espressione che oggi può sembrare quasi misteriosa e che tutt’al più fa venire in mente l’episodio fatale del libro biblico della Genesi… Eppure, fra Ottocento e Novecento quell’immagine racchiudeva un mondo di significati nella lotta politica in Friuli, e non solo in Friuli. Il destinatario della metafora era in questo caso l’udinese Riccardo Luzzatto, avvocato, deputato eletto a San Daniele del Friuli, radicale e repubblicano, garibaldino e anticlericale, massone ed ebreo, fieramente avversato dai suoi nemici politici – cattolici e preti soprattutto. Ricercando nessi e relazioni fra avvenimenti, fatti culturali e politici, fra credenze, miti e pregiudizi, questo libro offre uno spaccato della società friulana precedente la Grande guerra ben diverso dall’immagine di un Friuli semplicemente contadino e chiuso, provinciale e bigotto. Da una quantità di fonti, in primis giornali e riviste dell’epoca, emerge un quadro di lotta politica aspra, di grande vivacità e anche di notevole partecipazione, segnata tuttavia dal per nulla celato, ma anzi orgogliosamente espresso antisemitismo della cultura clericale del tempo. È una scoperta che ci induce a rivedere un altro dei tanti stereotipi su cui si fonda la nostra coscienza collettiva, e cioè l’idea che il razzismo sia stato sostanzialmente estraneo alla nostra cultura.
( 2008 )
«Il serpente biblico»: un’espressione che oggi può sembrare quasi misteriosa e che tutt’al più fa venire in mente l’episodio fatale del libro biblico della Genesi… Eppure, fra Ottocento e Novecento quell’immagine racchiudeva un mondo di significati nella lotta politica in Friuli, e non solo in Friuli. Il destinatario della metafora era in questo caso l’udinese Riccardo Luzzatto, avvocato, deputato eletto a San Daniele del Friuli, radicale e repubblicano, garibaldino e anticlericale, massone ed ebreo, fieramente avversato dai suoi nemici politici – cattolici e preti soprattutto. Ricercando nessi e relazioni fra avvenimenti, fatti culturali e politici, fra credenze, miti e pregiudizi, questo libro offre uno spaccato della società friulana precedente la Grande guerra ben diverso dall’immagine di un Friuli semplicemente contadino e chiuso, provinciale e bigotto. Da una quantità di fonti, in primis giornali e riviste dell’epoca, emerge un quadro di lotta politica aspra, di grande vivacità e anche di notevole partecipazione, segnata tuttavia dal per nulla celato, ma anzi orgogliosamente espresso antisemitismo della cultura clericale del tempo. È una scoperta che ci induce a rivedere un altro dei tanti stereotipi su cui si fonda la nostra coscienza collettiva, e cioè l’idea che il razzismo sia stato sostanzialmente estraneo alla nostra cultura.