Ahongbonon, il “Basaglia africano”: «Ho tolto le catene ai malati di mente»
12
MAGGIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
Rodolfo Casadei, “Grégoire. Quando la fede spezza le catene” (Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2018). Appuntamento alle 16 alla Comunità Nove di Sant’Osvaldo.di VALERIO MARCHILa storia di…
di VALERIO MARCHI
Rodolfo Casadei, “Grégoire. Quando la fede spezza le catene” (Editrice Missionaria Italiana, Bologna, 2018). Appuntamento alle 16 alla Comunità Nove di Sant’Osvaldo.
La storia di Grégoire Ahongbonon, il “Basaglia nero”, fa il giro del mondo da parecchi anni. Nondimeno, segnaliamo il recentissimo saggio di Rodolfo Casadei, con prefazione di Eugenio Borgna. Anche perché domani, giorno in cui ricorrono i 40 anni dall’approvazione della “Legge Basaglia”, Ahongbonon in persona parteciperà alla presentazione del libro.
Franco Basaglia e Grégoire Ahongbonon. Il primo, scomparso nel 1980, era veneziano, benestante, medico, non credente. Il secondo, africano del Benin, ha 65 anni, è di povere origini, non ha titoli di studio e, a partire dalla sua conversione (nel 1982), è un cattolico che ha intrapreso nel suo continente una formidabile opera di liberazione e di recupero dei malati mentali («gli ultimi degli ultimi», precisa): si tratta, per lui, di una missione basata sulle parole di Cristo: «Ero malato e mi avete visitato». E non smette mai di ripetere: «Quest’opera non è mia, ma della Provvidenza. Io sono solo un semplice riparatore di pneumatici, è Dio che ha agito nella mia vita».
Basaglia e Ahongbonon: due personaggi per vari aspetti agli antipodi, dunque, ma legati da un ideale comune. Al punto che, nel 1998, Ahongbonon si è visto assegnare il Premio internazionale Franco Basaglia «per avere dimostrato con la sua pratica di liberazione dalla contenzione e di emancipazione dei pazienti psichiatrici quanto la dignità e il rispetto degli uomini e delle donne siano alla base di ogni intervento in salute mentale».
Grégoire spezza le catene di tanti che hanno vissuto esperienze di indicibili tormenti e se ne prende cura con un approccio moderno, antitetico rispetto alle superstizioni, alle stregonerie, alle demonizzazioni più radicate. Ha fatto nascere quasi dal nulla numerosi ed efficienti centri per la cura, la consultazione medica e il reinserimento dei malati psichici accogliendo, con l’aiuto dei suoi collaboratori (fra cui anche ex pazienti), decine di migliaia di sventurati: un’epopea di umanità e di carità a favore delle persone con disagio mentale, ma anche di carcerati e altri disperati. Il primo centro d’accoglienza dell’Associazione da lui fondata, intitolata a San Camillo de Lellis – un religioso abruzzese dedito agli infermi, che disse: «I malati sono la pupilla e il cuore di Dio. Rispettateli» –, sorse in Costa d’Avorio nel 1992.
Come nel caso di Basaglia, la “ricetta” principale di Grégoire prevede uno sguardo sui malati diverso da quello della psichiatria ufficiale. Chi è curato e chi cura stanno su un piano di parità, in una comunità che ha efficacia terapeutica. Il malato avverte un ascolto e un rispetto che, uniti alle medicine, lo sospingono fuori dal tunnel e addirittura, in molti casi, lo rendono capace di aiutare altri e di lavorare, riacquistando la propria dignità di persona. Non più catene né insulti né maledizioni né pregiudizi, bensì attenzioni, comprensione, affetto, preghiera.