Franco Cecotti: «Spesso s’ignora per timore della politica»
10
FEBBRAIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
Franco Cecotti è uno dei massimi esperti sul dramma delle foibe e dell’esodo, già presidente dell’Istituto l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione (dal 2004 al 2007),…
di VALERIO MARCHI
Franco Cecotti è uno dei massimi esperti sul dramma delle foibe e dell’esodo, già presidente dell’Istituto l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione (dal 2004 al 2007), attualmente vicepresidente dell’Aned di Trieste.
Professor Cecotti, quando è nato il suo interesse per le vicende del confine nordorientale?
«Dopo la dissoluzione della Iugoslavia gli studenti mi chiedevano spiegazioni. Ho dovuto colmare le mie lacune».
Lei è un insegnante in pensione, ma continua a parlare di “Guerra e violenza al confine orientale italiano 1914-1954” nelle scuole, come ha appena fatto al “Marinelli” di Udine per il Giorno del Ricordo. Perché?
«Passione per la Storia e senso civico. Molto è stato fatto dagli storici, ma c’è ancora da fare, in primis per una divulgazione e una didattica adeguate ed efficaci».
Come si è formato?
«Oltre allo studio personale, ho lavorato presso l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nella seconda metà degli anni Novanta, godendo di preziose opportunità».
Ad esempio?
«Abbiamo approfondito vari temi, soprattutto quello dell’esodo, individuando nella cartografia il primo gradino per chiarire l’evoluzione dei confini e realizzando atlanti storici».
Ha anche fatto parte di una commissione nazionale.
«Sì, la Commissione didattica nazionale degli istituti della Resistenza, e sono entrato in un circolo di formazione organizzato dal Ministero dell’Istruzione, partecipando ai corsi di aggiornamento sul confine orientale sia in regione sia in altre parti d’Italia».
Ma l’interesse è diffuso?
«Non abbastanza. E spesso dipende più che altro dall’impulso dei mass media. Diversi docenti constatando che questi temi sono occasione di contrasto politico, si astengono».
Un forte limite, dunque, è l’uso politico della storia…
«Esatto. Ciò frena molto un dibattito storico oggettivo e sereno. Oltretutto, le competenze da acquisire per insegnare a scuola non crescono sempre come dovrebbero».
Quale valore attribuisce al Giorno del Ricordo, specialmente nelle scuole?
«È importante, ma non dev’essere una celebrazione meccanica e non ci si deve limitare ad un giorno».
Quali suggerimenti darebbe in base alla sua esperienza?
«Offrire periodizzazioni di medio-lungo periodo e una comparazione con il resto d’Italia e d’Europa e con altri continenti, utilizzando cartografia, letteratura, testimonianze».