Lenin e il Duce, divisi da tutto nell’imporre la loro dittatura
29
GENNAIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
Affollata conferenza con Emilio Gentile su invito di Laterza e Messaggero Veneto Al Teatro Nuovo, guardando all’arte che li ritrasse, due storie tragiche del Novecento
di VALERIO MARCHI
“Lenin sulla tribuna”, di Aleksandr Gerasimov, e “La prima ondata”, di Primo Conti. Due quadri del 1929-30 che sublimano Lenin e Mussolini in figure eroiche, lanciate alla conquista rivoluzionaria: l’artefice del regime totalitario comunista incita le grandi masse proletarie, immerso in un tripudio di bandiere rosse; quello del regime totalitario fascista marcia su Roma, cavalcando un bianco destriero che lo fa tanto Napoleone… Non è proprio così, tuttavia, che i due presero il potere, come ha spiegato Emilio Gentile al folto pubblico del Giovanni da Udine, sfatando anche altri luoghi comuni storiografici nell’ultima lezione del ciclo “La storia nell’Arte” (edizione 2017-18), organizzato da Laterza con la collaborazione della Fondazione del Teatro udinese e di Solari, e con la media partnership del Messaggero Veneto.
Sin dai primi raffronti fra il duce del fascismo e il capo del bolscevismo, operati dopo l’avvento di Mussolini al potere, si è fatta largo la convinzione che il bolscevismo abbia dato impulso alla nascita del fascismo, suo rivale, insegnandogli il sistema per abbattere la democrazia e istituire un sistema a partito unico. Ma i due regimi furono davvero fratelli-nemici? No, perché mai Mussolini considerò Lenin, la sua rivoluzione e il suo regime quali esempi da imitare. Tutt’altro. La lezione di Gentile chiarisce che il fascismo ha le sue ragioni autoctone: Lenin non è il maestro del discepolo Mussolini. Le loro concezioni di politica e di vita, e i loro obiettivi, risultano inconciliabili.
Certo, per una decina di anni, fino all’autunno del 1914, Lenin e Mussolini – nonostante le marcate differenze fra le loro adolescenze, formazioni, esperienze e inclinazioni – seguono una via parallela come socialisti rivoluzionari, avversi a ogni revisionismo e in compagnia della dottrina di Marx: una dottrina considerata onnipotente, giusta, completa, immortale, nemica irriducibile di ogni superstizione, di ogni reazione, di ogni oppressione borghese, capace di offrire agli uomini una concezione integrale del mondo. I due condividono l’idea del primato della coscienza dell’avanguardia rivoluzionaria e una visione rivoluzionaria che potrebbe rendere plausibile una loro convergenza nell’opposizione alla Prima guerra mondiale. Ma poi Mussolini, attirandosi il disprezzo di Lenin (il quale, nel 1912, aveva schiettamente apprezzato la «strada giusta» presa dal Partito socialista italiano, che aveva espulso, grazie soprattutto all’iniziativa di Mussolini, i deputati riformisti di destra), cambia radicalmente prospettive e propugna l’intervento in guerra. L’uscita della Russia dal conflitto (con il rischio che la Germania, annullato il pericolo russo alle spalle, aggredisca e sconfigga le democrazie occidentali) fa sì che, per Mussolini, Lenin diventi il principale nemico.
E Mussolini, nel percorso socialismo-interventismo-fascismo, attacca violentemente Lenin, la sua presa di potere, il suo progetto bolscevico «traditore della rivoluzione, trionfo degli istinti più bestiali»: lo accusa via via di avere generato uno «zarismo peggiorato», una sorta di comunismo capitalista, una dittatura fanatica che distrugge la libertà, usa il terrore per mettere fuori gioco i partiti avversari, impone la dittatura del partito unico sul popolo, schiaccia l’individuo, crea il culto del capo, impone un’ideologia come se fosse una religione… (e nel 1919 non mancano, da parte del futuro duce – Gentile ne tratta nel dodicesimo capitolo del suo “Mussolini contro Lenin” –, anche letture antisemite del bolscevismo come fenomeno ebraico, una sorta di rivincita degli ebrei contro la razza ariana, che li aveva vessati per tanti secoli). Una volta preso il potere, però, il duce perseguita chiunque usi contro di lui e contro il suo regime gli stessi argomenti che egli stesso aveva adoperato contro Lenin. Così apparentemente vicini, così sostanzialmente lontani…