Il mito di Primo Carnera va in scena nella sua Sequals
8
GENNAIO
2018
dal “Messaggero Veneto”.
Un recital lo celebra, venerdì 12 gennaio, a cinquant’anni dalla morte. Canzoni d’epoca, letture e l’omaggio di Kuzminac
di VALERIO MARCHI
SEQUALS. Barba incolta. Abiti logori. Pantaloni a metà gamba. Una camicia così stretta che le maniche si strappano. Senza calze. Sandali bucati, troppo piccoli per i piedi enormi, con gli alluci che emergono come quelli di un clown. Testa sprofondata nelle spalle. Andamento sgraziato e ciondolante. Passi che alzano comicamente piccole nuvole di polvere.
«Un insieme allo stesso tempo ridicolo e penoso», insomma, come scrisse il manager francese Léon Sée ricordando quel giorno del 1928 in cui aveva incontrato per la prima volta ad Arcachon, dalle parti di Bordeaux, l’uomo che sarebbe diventato una leggenda: “Primo di Sequals”, come recita una canzone di Goran Kuzminac del 2006, dal cui testo è tratto il titolo della rappresentazione in programma venerdì 12 gennaio, alle 20.30, proprio a Sequals, nella sala Soms di piazza Pellarin: “Ogni pugno è una scommessa. Primo Carnera da Sequals a Sequals”.
L’amministrazione comunale del comune che ha dato i natali al grande campione ha accolto con entusiasmo la proposta di realizzare uno spettacolo che, unendo diverse competenze per valorizzare la figura di Carnera, dia voce ancora una volta alla storia del campione del mondo dei pesi massimi.
La narrazione dell’epopea del “Gigante buono” sarà svolta da chi vi scrive, intersecando le letture di Alessandra Pergolese e le voci del Trio Kalliope (Michela Franceschina, Chiara Di Gleria, Rossella Zarabara), con l’accompagnamento musicale di Maurizio De Marchi. Oltre al pezzo di Kuzminac, saranno eseguiti un altro brano moderno (“Carnera” di Federico Goglio, in arte Skoll, del 2013) e motivi degli anni Trenta (“Dai Carnera!”, “Evviva Carnera” e così via).
Nel 1928, quando incontrò Sée (che, al pari di altri, lo avrebbe sì portato al successo, ma anche sfruttato e abbandonato),
Primo viveva in Francia da anni. Vi era giunto ancora ragazzo, spinto dalla fame: era una goccia (benché di insolite dimensioni!) nella sterminata marea di friulani e di altri italiani costretti a emigrare.
Dopo tanta dura manovalanza, il “Gigante buono” si era unito al girovagare di un baraccone che inscenava spettacoli di lotta, boxe, prove di forza.
Divenutone la principale attrazione, aveva migliorato solo di poco la sua situazione, ancora desolatamente precaria.
La scommessa di Paul Journée (un ex campione della boxe che scoprì Carnera nel piccolo circo ambulante) e di Léon Sée fu quella di ricavare da quella specie di Gulliver in un mondo di lillipuziani – eccezionalmente forzuto, ma privo di qualunque base tecnica e atletica – un campione vero, una favola moderna e un grande business.
L’impresa, che a molti pareva impossibile, riuscì: l’indistruttibile forza di volontà di Primo e la sapiente regia mediatica del suo entourage diedero l’effetto sperato.
Il circuito forza-spettacolo-popolarità si addiceva al pugile friulano che, in un mondo di furfanti e approfittatori, sapeva stare al gioco senza sporcarsi le mani. Era il classico uomo giusto al momento giusto, se consideriamo l’evoluzione tecnica e simbolica del pugilato lungo anni favorevoli alle nuove mitologie dell’uomo forte, in un contesto storico (il dopoguerra, la crisi del ‘29…) pronto a esaltare chi dimostrava che era possibile rialzarsi e guardare con fiducia al futuro.
Il presidente americano Roosevelt gli disse: «Lei ha fatto uscire il Paese dalla Grande depressione». E c’era gente rovinata (come, in questo caso, un contadino del Kansas) che rinunciava al suicidio e gli scriveva: «C’è ancora speranza».
Da Sequals alla Francia, in mezza Europa, negli Stati Uniti, su e giù per i continenti… passando per la gloria, la ricchezza, la caduta, il fascismo, la Seconda guerra mondiale, la ripresa, l’amatissima famiglia, la nuova carriera nel catch, il cinema, l’avanspettacolo, la televisione, la pubblicità, l’attività di ristoratore a Hollywood, la malattia e il ritorno a Sequals: per morire nella sua terra, dopo avere adempiuto alla missione più grande, quella di marito e di padre.
Il vero “spettacolo” fu la sua vita. Ma possiamo, almeno in parte, provare a riviverlo.
(*autore del testo teatrale in scena a Sequals)