Quell’Italia del 2 giugno determinata a risorgere: un messaggio per l’oggi
1
GIUGNO
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Il 1946 segnò la fine della Monarchia e l’uscita dalla povertà Il suffragio universale con 12 milioni di uomini e 13 di donne
di VALERIO MARCHI
Anna Iberti. Sino all’anno scorso quasi nessuno conosceva il suo nome, poi finalmente emerso da una ricerca di Giorgio Lonardi e Mario Tedeschini Lalli. Tutti, però, avevano ammirato in qualche occasione il suo sorriso in una delle più celebri fotografie della nostra storia, comparsa per la prima volta sulla copertina del settimanale Tempo del 15-22 giugno 1946.
All’epoca, Anna era una giovane italiana (milanese) “qualunque”, sebbene di luminosa bellezza. In quella copertina, accanto alle scritte «Rinasce l’Italia» e «La fine dei Savoia», il suo viso spuntava come una gemma dalla pagina del Corriere della Sera che annunciava la vittoria della Repubblica sulla Monarchia: divenne così l’icona di un Paese che trovava forza ed entusiasmo per uscire dalla catastrofe della guerra, lasciandosi definitivamente alle spalle il ventennio fascista. L’Italia era in ginocchio, ma determinata a rinascere; era povera, ma ricca di potenzialità e di speranze, di squarci di cielo (come nell’immagine).
Domenica 2 e lunedì 3 giugno 1946 gli italiani si espressero liberamente, per la prima volta a suffragio universale, sia per il Referendum sulla forma istituzionale dello Stato sia per l’elezione di 556 membri dell’Assemblea Costituente, che avrebbe dato vita alla Costituzione. L’elettorato attivo spettava a 28 milioni di cittadini dai 21 anni in su. Votò una percentuale altissima, quasi il 90%: 13 milioni di donne, 12 di uomini. E l’anno successivo, dunque 70 anni fa, fu istituita la più importante festività civile italiana, paragonabile al 14 luglio francese o al 4 luglio statunitense.
Nel 1946 i maschi tornavano al voto dopo 22 anni (quindi dal 1924, anno dell’assassinio Matteotti). Le italiane, invece, votavano per la prima volta, anche nelle elezioni comunali. Non solo, ma potevano perfino essere elette: una vera e propria rivoluzione verso una società veramente democratica. Ricordarlo quest’anno pare doveroso, se pensiamo che un secolo fa (8 marzo 1917, data poi scelta per la Festa della donna) le donne di San Pietroburgo manifestarono per chiedere la fine della guerra; e che 40 anni fa, nel dicembre 1977, una risoluzione Onu propose la Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e la pace internazionale.
Molti, nel 1946, presumevano che solo poche donne sarebbero andate a votare, o che avrebbero votato in massa per la Monarchia, o che non avrebbero capito come votare, e avanti di questo passo… Le italiane, invece, manifestarono grande maturità e piena consapevolezza di quel momento davvero storico, decisivo. Fra le 21 donne elette alla Costituente c’era Nilde Iotti (1920-1999), già attiva nella Resistenza. Componente della Commissione dei 75 (incaricata di stendere la Costituzione) e prima donna a ricoprire in Italia una delle tre massime cariche dello Stato, fu a Montecitorio dal 1948 al 1999 e presidente della Camera dei deputati dal 1979 al 1992 (il più lungo mandato istituzionale relativo a cariche nazionali mai ricoperto da un politico della Repubblica).
In un’intervista rilasciata nel 1980 ricordò che, ai tempi della Costituente, si credeva in «un’Italia pulita»: «Pensavamo – aggiunse – che si fosse fatta piazza pulita una volta per sempre, abbattendo il fascismo degli scandali, delle ruberie, delle cose poco chiare, e invece non è stato così. Certo, pensavamo a un’Italia in cui la morale pubblica sarebbe stato un fatto assolutamente acquisito. In questo evidentemente siamo profondamente delusi». Oggi, dopo Mani pulite, la fine della Prima Repubblica e quant’altro, siamo qui a domandarci che ne è del candido sorriso di Anna Iberti e che ne sarà dei sorrisi puliti che ancora tanti giovani (più di quanto si creda) sanno regalarci: se l’ideale di quel 2 giugno vuole sopravvivere e dare un seguito a ciò che di buono, nonostante tutto, si è saputo realizzare, non li possiamo tradire.