Tra storia e mito Buffalo Bill ritorna a Udine
8
GENNAIO
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Martedì 10 gennaio alle 18, nella sala Corgnali della biblioteca civica “V. Joppi” di Udine, Valerio Marchi presenta: “Tra il bufalo e la locomotiva. Buffalo Bill tra storia e mito a cent’anni dalla morte”
di VALERIO MARCHI
Introduzione affidata a Romano Vecchiet, direttore della Biblioteca, e Marco Sicuro, presidente dell’associazione storica Stradalta. Letture di Alessandra Pergolese.
Eh sì, è proprio nato per dare spettacolo… Nessun uomo comune avrebbe intuito quali immensi guadagni si potevano fare raccontando un sacco di balle davanti a una platea di testimoni paganti: sì, Bill Cody può contare solo sul suo intuito. E quando il suo intuito verrà meno, allora forse vedrà come stanno veramente le cose”. È questa la sentenza, piena di ammirazione e disincanto al tempo stesso, che Robert Altman, nel film “Buffalo Bill e gli indiani” (1976), fa pronunciare a Ned Buntline, grande promotore dello straordinario successo mediatico di William Frederick Cody, dell’Iowa, ovvero “Buffalo Bill”. Dal canto suo John Ford, nel film “L’uomo che uccise Liberty Valance” (1962) aveva fatto dire al protagonista: “Quando nel West la storia incontra la leggenda, vince la leggenda”.
Di recente Pier Luigi Gaspa ha opportunamente sintetizzato, nel suo pregevole libro “Buffalo Bill. L’uomo, la leggenda, il West”: “Raccontare la vita di William Frederick Cody è un po’ come scrivere un romanzo… anche perché, probabilmente, lo è davvero”.
Tuttavia, il mondo di Buffalo Bill non fu solo favola o amplificazione: cavaliere del Pony Express, guida di carovane e dell’esercito americano, tiratore abilissimo, implacabile cacciatore di bisonti per alimentare gli operai della ferrovia dal Kansas al Pacifico, eroe nella Guerra civile americana, esploratore di Custer nel 7° Cavalleria, medaglia d’onore del Congresso, deputato del Nebraska e quant’altro, acquisì infatti una fama ondeggiante tra verità storica e mito.
Emilio Salgari, che lo conobbe a Verona nel 1890 (a Udine, invece, Cody arriverà nel 1906), ne rimase affascinato al pari di tanti altri (compresi, fra i più illustri, la regina Vittoria, papa Leone XIII, Giacomo Puccini).
E lo descriverà come “l’eroe delle praterie americane, l’intrepido avventuriero che incarnava l’antico tipo del vero corridore e del cacciatore di prateria”, giacché a lui come a nessun altro “erano toccate tante straordinarie vicende”: un “uomo straordinario”, insomma, che “a una forza e audacia prodigiosa univa una bellezza fisica da dio greco”.
Non per caso, dunque, circa 17 milioni di persone assistettero agli spettacoli del suo “Wild West Show”, nell’arco dei decenni in cui quell’enorme circo cosmopolita attraversò i continenti spargendo la leggenda del Far West e influenzando intere generazioni negli ambiti più disparati: teatro, cinema, arte, narrativa, fumetto, giochi, televisione…
Dotato di formidabili capacità autopromozionali, interprete di se stesso al centro di una macchina da spettacolo mai vista prima, Buffalo Bill fu con sorprendente modernità una stella multimediale vittima della propria immagine, della fama e delle fortune che, regolarmente, sperperava.
Anche la sua vita famigliare fu intensa ma tormentata, e la fine lo colse glorioso ma stanco, infiacchito, triste, pieno di debiti. Il leggendario uomo della frontiera morì settantenne cent’anni fa, il 10 gennaio 1917. Ricordarlo significa non solo riscoprire una sorprendente biografia, ma anche pezzi importanti.