Le signore friulane del Risorgimento: «Dio veglierà su noi»
8
GENNAIO
2017
dal “Messaggero Veneto”.
Ritratti di donne eroiche. «Sorelle, lo scopo è santo» Marianna Antonini con la pistola, la Percoto con la penna
di VALERIO MARCHI
Udine, 1882: il quotidiano La Patria del Friuli riporta un discorso tenuto per i Reduci dall’avvocato Augusto Berghinz, memore delle «egregie donne» che si sono «apprestate alle cospirazioni» e hanno «salvato patrioti, sofferto prigionie ed esilio, dato eroicamente il sangue e la vita dei figli alla patria».
Sono Le donne patriote del Risorgimento in Friuli (così intitolò Enrico Gaspari un testo edito a Udine quasi cinquant’anni fa) con i loro Percorsi femminili nella storia del Risorgimento friulano (Chiara Fragiacomo, che ha fatto il punto sulla questione nel 2011). Anche per il Friuli, allora, ricordiamo qualche nome a titolo dimostrativo.
Nel 1848 Teobaldo Ciconi loda il valore di alcune patriote durante il breve periodo di liberazione dagli asburgici nell’articolo Esempio delle donne.
Francesca Barnaba di Buja (attivissima a pro dei difensori del Forte d’Osoppo, la sua casa fu perquisita numerose volte) carica gli schioppi e li consegna ai figli.
Italia Gaspari di Latisana arringa la Guardia Civica, fa la sentinella e si offre per la prima linea.
A Porpetto Isabella Luzzatti, moglie del nobile Francesco Trento, istituisce la Guardia Nazionale: «Armata il pugno d’una spada, e il fianco di pistole, sprona il cavallo mantenendo l’entusiasmo nei volonterosi e arrestando gl’indisciplinati».
A Udine Marianna Antonini, agitando la pistola, blocca alcuni fuggiaschi, mentre Giuditta Terni scrive Alle donne del Friuli, incitandole anche all’aiuto dei feriti: «Sorelle, lo scopo è santo: non ci spaventino i dolori. Dio veglierà per noi».
Queste ed altre figure, come l’udinese Rosa Trombetti Nodari, soccorritrice dei sofferenti militari e civili ad Osoppo, saranno rievocate dopo l’Unità – quando le classi dirigenti solleciteranno l’agiografia risorgimentale – da stimati memorialisti fra cui, ad esempio, Antonio Picco.
Godono di larga fama sia Caterina Passudetti, l’impavida moglie di Antonio Andreuzzi (noto specialmente per i moti di Navarons del 1864) sia alcune Luzzatto di Udine: in primis Fanny («Scuotere il giogo straniero fu sempre il più bel sogno della mia vita», scrive nel 1859) e sua figlia Adele, promotrici infaticabili di cospirazioni, supporti logistici, aiuti economici, atti di protesta, cure ai feriti e collegamenti con protagonisti quali Garibaldi, Mazzini, i Bandiera, i Cairoli, i Mameli.
Sempre a Udine, un’altra notevole testimonianza proviene da Maria Agosti Pascottini, arrestata nel 1865 e autrice delle memorie «Diciotto mesi di prigionia in Udine, Gorizia e Lubiana»: appartenente a un ceto non nobile, offre una vicenda esemplare, ascrivibile ad una linea di stampo mazziniano, coniugando l’idea nazionale con i diritti femminili.
Nel 1866, poi, Luigia Cella Romano diviene in città “il nostro buon angelo” per i soldati feriti.
Occorre ricordare altresì un’illustre carnica, vale a dire Luigia Micoli Toscano Linussio, “Garibaldi femmina della montagna” che, «zelantissima della causa, sussidia generosamente i volontari della Carnia» (Prospero Antonini).
Originaria di Mione di Ovaro, aiuta i giovani a. emigrare per arruolarsi con i piemontesi o con i garibaldini, divulga materiale di propaganda, raccoglie fondi… Nel maggio 1860 è confinata in Stiria e in Slovenia dagli austriaci, che la liberano solo quando ritengono «superflua la spesa per custodire un nemico spento» (la cui salute, cioè, è ormai compromessa).
Di Caterina Percoto, che lotta usando in primis la penna, s’è detto in altri articoli.
Accenniamo allora all’attrice Adelaide Ristori, attiva per lo più lontano dal Friuli, ma nativa di Cividale, onorata
da Mazzini e Garibaldi, protagonista di una vita avventurosa e di una formidabile carriera: le sue recite, spesso occasione di sostegno alla causa italiana, vengono sospese dalla polizia, ma Cavour in persona le chiede di continuare il suo patriottico apostolato.