I ventidue friulani fra i mille di Garibaldi salpati da Quarto
26
LUGLIO
2016
dal “Messaggero Veneto”.
Il più giovane era il tolmezzino Zamparo, classe 1844 Memorabile è la figura di Ippolito Nievo, morto sull’Ercole
di VALERIO MARCHI
UDINE. Si contano in genere 22 friulani tra i Mille garibaldini (in realtà una novantina più di mille) partiti da Quarto di Genova la notte del 5 maggio 1860 e sbarcati a Marsala sei giorni dopo per compiere l’impresa che avrebbe dato una spinta decisiva all’unità d’Italia: una delle più straordinarie e controverse epopee militari della nostra storia. Impiegati e possidenti, popolani e nobili, ma in primis esponenti dell’intraprendente borghesia liberale, i friulani dei Mille sono – come quelli delle ulteriori spedizioni – studenti, commercianti, barbieri, fornai, calzolai, ingegneri, avvocati, notai, medici, e così via. Molti guerreggeranno ancora negli anni successivi.
Memorabile rimane la figura di Ippolito Nievo, nato a Padova nel 1831 ma friulano d’elezione: oltre a combattere, ha l’incarico di tesoriere, redige un diario, scrive lettere… Nel marzo 1861 salperà da Palermo assieme ai documenti contabili della spedizione, ma affonderà con il vapore Ercole. Nel disastro, tuttora misterioso, tutti gli imbarcati moriranno e nulla sarà restituito dal mare.
Il più giovane friulano è il tolmezzino Francesco Zamparo, classe 1844. Il più giovane degli universitari è invece il diciottenne udinese Riccardo Luzzatto, autore di notevoli missive scritte durante le peripezie in camicia rossa: sarà con Garibaldi anche in Aspromonte (1862) e in Trentino (1866), prima di iniziare una lunga carriera politica e di arruolarsi volontario, a 73 anni, nella Grande Guerra (intesa da lui, al pari di molti altri, quale Quarta guerra d’indipendenza) per contribuire, fra l’altro, alla presa di Gorizia.
Il primo friulano a dare la vita in Sicilia è il trentenne sacilese Eugenio Sartori, il 15 marzo a Calatafimi; di lui Giuseppe Cesare Abba, cantore dei Mille, scriverà: «Quanti conoscemmo Sartori da Sacile, parleremo a lungo di lui». Abba nomina anche Bertossi, Lavagnolo e Luzzatto. Fra gli altri caduti ricordiamo almeno Giuseppe Comessatti di Tolmezzo, Marco Miani di Palmanova e Girolamo Sporeni di Tarcento, morti a inizio ottobre sul Volturno.
Tra i più noti dei 22 dei Mille citiamo poi Alfonso Luigi Morgante, nato a Tarcento nel 1835, ma soprattutto l’udinese Giobatta Cella (del 1837), definito «prode fra i prodi» da Garibaldi, e il gradiscano Marziano Ciotti (del 1839), ossia un altro dei prediletti del Generale, il quale elogerà anche Cesare Michieli («valoroso tra i valorosi»), nato nel 1838 a Campolongo al Torre.
Salpano inoltre con i Mille, in ordine di nascita: Francesco Carlutti di Palmanova (1813); Emilio Perselli di San Daniele (1832); Antonio Fantuzzi di Pordenone (1833); Marco Antonini di San Daniele (1834); Coriolano Gnesutta di Latisana (1839); Pietro Pezzutti di Polcenigo (1837); Luigi Riva di Palazzolo dello Stella (1837); Enrico Mattia Zuzzi di Codroipo (1838); Paolo Scarpa di Latisana (1839); Giobatta Bertossi di Pordenone (1840); Enea Ellero di Pordenone (1840); Pietro Angelo Cristofoli di San Vito al Tagliamento (1841); Giuseppe Paulon di Barcis (1842); Valentino Cossio di Talmassons (1843).
Ad essi possiamo aggiungere Francesco Bidischini (nato nel 1935 in Bulgaria da genitori di Palmanova, aggregatosi nello scalo in Toscana il 7 maggio); Astianatte Plateo di Maniago, del 1838, che allo stesso scalo si vede affidata un’altra missione, compiuta la quale ripartirà per la Sicilia; Michele Marega di Farra d’Isonzo (del 1840, omesso dall’elenco ufficiale).
Più di un centinaio di friulani giungono poi con altri contingenti: menzioniamo per tutti Silvio Andreuzzi di Navarons, Francesco Asquini di San Daniele, Barnaba Barnaba di Buia, Giuseppe Marzuttini
di Spilimbergo, Francesco Tolazzi di Moggio e gli udinesi Fabio Celotti, Pietro Lavagnolo e Francesco Rizzani. Fra i nomi sino a qui ricordati, Andreuzzi, Cella, Ciotti e Tolazzi parteciperanno anche agli eroici ma sfortunati moti di Navarons nel 1864.